Buonasera,

 

Vi scrivo per aggiornavi sulle mia vita e la mia esperienza qui in Benin dell’ultimo mese trascorso.

Come già vi avevo accennato nella scorsa mail, fino al 22 Marzo ho prestato servizio al centro medicale e dal 25 marzo al 14 Aprile invece mi sono spostata a Parakou, la seconda città più grande del Benin, per uno stage in un ospedale pubblico, dove lavora, per chi l’ha conosciuta quando è venuta a Firenze, Suor Mireille. Come sempre cercherò di raccontarvi i momenti più significativi!

 

Nel centro medico di Tekparou ormai sono diventata “di casa” e col fatto che sono europea si dà per certo che abbia tutto il sapere e la conoscenza dalla mia parte, tanto da interrogarmi su come trattare i casi più difficili. Ovviamente quasi mai ho la competenza di poter giudicare e decidere, ma dovendo comunque risolvere la situazione, mi diletto come medico improvvisato tra ricerche online e fondamentali consulenze in tempo reale con Daniele, mio fratello neodottore sempre disponibile a chiarire dubbi e spiegarmi cose apparentemente banali ma essenziali da sapere. Non avendo nessun strumento per poter fare una diagnosi certa, ci si deve basare solo sull’esame fisico della persona e sui sintomi riferiti, e questo ovviamente complica anche le cose che si potrebbero risolvere facilmente. Inutile dirvi che i farmaci inviati sono sempre utili e fondamentali in molte situazioni (sono appena arrivate altre 3 scatole con tutto il materiale che consegnerò a breve). Insieme all’infermiere del centro abbiamo creato un prontuario esplicativo con tutti i medicinali italiani in modo che possano essere usati al meglio anche dopo la mia partenza.

 

Lo stage all’ospedale di Parakou è stata l’occasione di vedere un’altra sfaccettatura della realtà del Benin. La città è molto caotica e viva rispetto al villaggio e l’ospedale è molto più attrezzato del centro medicale. In queste settimane sono stata in sala operatoria e in terapia intensiva. I primi giorni sono stati davvero forti per il cambio di ambiente e per essermi lanciata da subito in sala operatoria, improvvisandomi assisstente anestesista. Appena arrivata, neanche il tempo di lasciare le valigie, mi sono messa la divisa verde e sono andata ad assistere un parto cesareo gemellare. Mi dicono subito che uno dei due gemelli è morto e cerco di preparami all’idea, ma appena estraggono quel minuscolo corpo senza vita capisco di non essere per nulla pronta ad una scena simile. La cosa che mi ha sconvolto di più è stata l’indifferenza del resto della sala, mamma compresa. Qui la morte è talmente frequente che diventa un avvenimento normale, a cui ci si abitua e di fronte al quale non ci si sconvolge troppo.

Nonostante sia un ospedale pubblico, le spese delle cure sono completamente a carico del paziente e quindi si pone sempre il problema di riuscire a curare con risorse economiche spesso ridotte. Inoltre la maggior parte delle volte i pazienti arriva in ospedale solo dopo aver provato intrugli e rimedi alternativi di qualche stregone improvvisato e al quel punto solitamente la situazione è grave e ardua da gestire o risolvere.

 

In tutto questo è stato davvero fondamentale rientrare il weekend in seminario, per ricaricare le mie energie mentali e fisiche. Ormai il seminario è come una seconda casa: sono stata adottata dalla mia famiglia beninese fatta di preti, suore e seminaristi che si prendono cura di me e si assicurano che stia bene. Ovviamente il tutto è organizzato e gestito da Don Ephrem che davvero non mi fa mancare nulla e si assicura che ogni cosa sia al meglio per me.

Il tempo è davvero volato, riempito da esperienze significative, momenti di impatto, di incontro e condivisione.

Volevo ringraziarvi per la vostra vicinanza e per il vostro continuo sostengo a me e al progetto!

Vi allego qualche foto e con l’occasione auguro a voi e alle vostre famiglie di passare una buona Pasqua.

 

Un abbraccio,

 

Ilaria