Buongiorno,

è trascorso ormai un mese dal mio arrivo in Benin (il segnale non é sempre buono e mi sono ritrovata a dover scrivere la mail dal cellulare) e credo sia decisamente ora di darvi qualche aggiornamento! 

Come prima cosa vi scrivo il programma del mese passato per farvi capire cosa ho fatto finora:

– 9 febbraio: arrivo all’aeroporto di Cotonou

– 10 febbraio: visita della città di Ouidah

– 11 febbraio: ufficio immigrazione per allungare il visto (ci sono stati dei problemi burocratici e dobbiamo ritornare a fine aprile)

– 12 febbraio: viaggio verso il nord in seminario dove alloggio e visita alla città di Parakou

– 13-19 febbraio: servizio al centro medico di tekparou

– 20-24 febbraio: riposo e gioco con i bambini del villaggio con le bolle di sapone

– 25 febbraio – 1 marzo: orfanotrofio di Tchatchou

– 4-22 marzo: servizio al centro medico tekparou

Sono stati giorni intensi e frenetici, pieni di eventi, incontri, caldo, sorrisi e anche un po’ di stanchezza e conseguenti momenti di riposo. Non vi nascondo sia servito un po’ di tempo per acclimatarmi alla vita qui: abbiamo dovuto modificare un po’ il programma aggiungendo qualche giorno di stacco perché, visto il mio lungo soggiorno, alla lunga si sarebbe rivelato troppo intenso.

Ci sarebbero già mille cose da raccontare, ma per ora cercherò di essere breve e raccontare i momenti più significativi!

Il servizio al centro medico di Tekparou è stato il primo incontro forte con la realtà qui in Benin: è un piccolo centro privato gestito al 99% da un infermiere, che riveste un ruolo paragonabile a quello che ha qui il medico facendo visite, diagnosi e prescrizioni di medicinali. Ho dovuto inizialmente spiegare cosa può fare in Italia un infermiere, per poi iniziare a fare anche io qualche visita insieme al responsabile del centro e cercare di trovare la cura più adatta ad ogni situazione. Perché il problema, oltre alla mancanza di medicinali e di competenza teorica nel saper cosa prescrivere, resta il fatto che la gente che viene dai villaggi vicini non ha soldi per potersi pagare le spese mediche, che qui non sono coperte in nessun modo dallo stato. Quindi ci si deve improvvisare anche economi e capire cosa tagliare e cosa poter sostituire per poter abbassare il conto finale, e allo stesso tempo cercare una terapia adeguata alla situazione. Ovviamente i medicinali e il materiale raccolto e spedito (ringrazio sempre infinitamente il Centro Missionario Medicinali per l’aiuto concreto e fondamentale che dà a questo progetto) hanno aiutato molte persone. In particolare una piccola bambina di appena 6 mesi ustionata sul viso, alla quale normalmente avrebbero messo una banale crema idratante a base di piante, è stato possibile applicare una crema a base antibiotica indicata per le ustioni. Oltre ad aver trovato un medicinale specifico per il problema, i genitori non sono dovuti andare a piedi alla farmacia più vicina per acquistare la crema, ma hanno potuto curare la bambina gratuitamente.

 

L’esperienza all’orfanotrofio è stata decisamente intensa: mi sono divisa tra i 9 bebè (fino ai 2 anni) e i 17 bambini (che non avevano scuola quella settimana). Ho cercato un po’ di capire come funziona l’orfanotrofio: molti bambini piccoli hanno almeno un genitore ma senza possibilità e risorse per crescere un figlio, quindi lasciano il bambino lì fino a 6 anni circa. I bambini invece orfani o comunque abbandonati hanno speranza di essere adottati solo quando sono piccoli e comunque mi spiegavano che con le nuovi leggi locali è molto difficile adottare al di fuori dal Benin. Ovviamente il fatto che ci fosse qualcuno per farli giocare tutta la settimana era un evento più unico che raro e i bambini sono sempre stati super emozionati e un pochino incontrollabili. Paradossalmente mi è risultato più facile giocare con i bebè invece che coi bambini; questi ultimi purtroppo non sono abituati né a giocare insieme né a condividere troppo le cose (ho scoperto che ognuno ha i suoi giochi) e la barriera linguistica (qua in molti più che il francese parlano il dialetto locale) si è fatta sentire mentre cercavo di creare un gioco con un minimo di regole. Anche le suore, alle quali avevo spiegato che i giochi che avevo portato per i bambini erano in comune, sono rimaste un po’ perplesse sul condividere e fare giocare insieme. Tuttavia ho cercato di trovare giochi e momenti di condivisione. L’ultimo giorno ho dato loro i giochi comprati in Italia con i fondi, spiegando che erano da mettere in comune per giocare e stare insieme. Inoltre ho già acquistato il tessuto e fissato con una sarta per fare dei vestitini ai bambini come regalo prima della mia partenza a maggio.

 

Per quanto mi riguarda, sono state settimane molto intense e a volte, non lo nascondo, anche un po’ difficili: la lunga permanenza qui mi fa vivere tutto a pieno, e non di sfuggita come fossi una turista di passaggio. Il mondo qui è davvero diverso: dalle differenze culturali ai semplici modi di fare, e a volte la nostalgia di casa si fa sentire. Non nego che essere l’unica europea nel raggio di chissà quanti chilometri si faccia sentire: al di là del fatto che a volte percepisca davvero i riflettori puntati addosso, molte volte divento oggetto di astrazione con l’aspettativa che possa risolvere qualunque problema. Non è capitato di rado che mi venissero a dirmi nel loro modo molto diretto di dovergli regalare il mio zaino, i miei vestiti o il mio cellulare, fino a chiedermi di risolvere problemi più grandi come trovare lavoro ai giovani. Di primo impatto mi sono sentita sopraffatta dal carico di aspettative, come se tutti sperassero in chissà quale radicale cambiamento con la mia presenza. I giorni di riposo e il sostegno di Don Ephrem hanno però aiutato anche a metabolizzare questo fatto e a trovare un mio equilibrio in questa situazione. 

Alla fine tutto viene bilanciato dalle fantastiche persone che ho incontrato e che si prendono cura e si preoccupano di me 24h su 24, dai sorrisi e dai mille grazie già ricevuti per i piccoli gesti fatti. Spero con tutto il cuore di poter sfruttare al massimo delle mie capacità questi prossimi mesi.

Vi darò ovviamente notizie nelle prossime settimane e vi ringrazio per tutto il supporto che mi state dando!

Un abbraccio,

Ilaria