Matatart è un progetto diretto da un architetto italiano di 30 anni, un cooperante italiano e una giovane ugandese. L’obiettivo è che i bambini che vivono per le strade di Kampala si interessino alla cultura. Il nome Matatart viene dal matatu, camioncini che funzionano come taxi. L’organizzazione ha comprato un vecchio matatu in Giappone e lo ha trasformato in un piccolo centro culturale che viaggia attraverso i sobborghi della capitale ugandese. Si trova nel sobborgo di Kawempe dove, in collaborazione con un’altra organizzazione, i bambini hanno ricostruito e pitturato una casa che servirà come alloggio gratuito ai piccoli abbandonati. I bambini possono entrare nel furgoncino, prendere i libri, leggere, dipingere, scrivere ed ascoltare musica.
Secondo le stime ufficiali dell’Unicef, in Uganda ci sono circa 10 mila minori che vivono e lavorano per le strade. (11/8/2017 Agenzia Fides)