Caracas (Agenzia Fides) – Molti bambini provenienti da quartieri poveri del Venezuela soffrono a causa di insicurezza, conflitti e difficoltà economiche, aggravate dall’inflazione che affligge il Paese. Vivono in case affollate, arroccate sulle colline, dove arrivano attraverso ripide scalinate. Coinvolti in bande che vendono droga, sequestrano, rubano e uccidono su mandato, i minori di quartieri come Antímano, San Agustín o Petare, dove vive la metà dei 3,2 milioni di abitanti della capitale, soffrono lo stigma della violenza, in una società storicamente divisa da un abisso sociale. Grazie all’iniziativa di un’artista inglese, che vive in Venezuela da oltre 30 anni, un gruppo di circa 600 studenti di sette scuole secondarie di Antímano e San Agustín, sono venuti giù dalla montagna schivando camion, moto, venditori ambulanti, appropriandosi delle strade pubbliche per dipingere presso la prestigiosa Università Cattolica Andrés Bello (UCAB).
L’artista vede l’arte come uno strumento contro l’esclusione. Molti bambini e adolescenti dei quartieri dove il gruppo ha lavorato erano considerati tremendi. Adesso alcuni vanno all’università. “Questi laboratori offrono ai bambini un panorama diverso dalla violenza quotidiana che sono soliti vivere nel loro quartiere. Conoscere un altro mondo li aiuta a sognare un futuro migliore”, sostiene un insegnante che ha preso parte al programma. Il Venezuela è uno dei Paesi più violenti del mondo, ha un tasso di 91,8 omicidi ogni 100 mila abitanti, dieci volte superiore alla media mondiale. Su 28.479 morti violente, 9.967 avevano meno di 21 anni e 854 meno di 15, secondo la ONG Observatorio Venezolano de Violencia.